Perché non mi trovi tutti i giorni sui social...
Da qualche tempo ho iniziato a raccontare la mia professione e ciò che ho compreso è che, per farsi conoscere oggi, sembra esserci una sola strada possibile: postare.
Scrivere, inserire immagini, scegliere il font giusto, l’hashtag che funziona, la caption che emoziona (ma non troppo!), il target da incuriosire, non dimenticare la CAT!!! Call to Action… ovviamente è necessario farlo con costanza, con strategia?!?! , con “presenza costante digitale”.
Il punto è che… è praticamente un secondo lavoro. ☹
E io un lavoro già ce l’ho: ascoltare, entrare in relazione, accompagnare le persone a fare chiarezza, si chiama counseling.
Mi interessa parlare con le persone, non raccontare sui social.
Ma bisogna scendere a compromessi e, diciamolo, condividere sui social aiuta; il mio modo è quello di non “vendere” aria fritta, ma esperienze vere e non solo contenuti da calendario editoriale, mi interessa raccontare cosa significa, per me, essere una counselor, quali sono i metodi che utilizzo per definirmi una professionista.
Ed è per questo che oggi scelgo di farlo così, con le parole che mi assomigliano.
Faccio un salto nel passato e ricordo quella Cliente che è arrivata da me cercando soluzioni, cercando una via di uscita, cercando di cambiare una modalità di vita che ormai la stava affaticando da tempo…

Aveva un’urgenza, una voglia quasi fisica di cambiamento: voleva sentirsi meglio, voleva sorridere, voleva cambiare lavoro, voleva smettere di vivere in quel senso costante di inadeguatezza.
La sua voce era spenta, un tono che diceva “non ce la faccio più, aiutami!”, energia bassa che raccontava la fatica.

La richiesta era sfidante, io ero ai primi incontri come Counselor, e la prima cosa che mi sono sentita di dire, e che ancora ripeto oggi è “Non ho la bacchetta magica, ma starò al tuo fianco, ti ascolterò in questo spazio che dedico a te, che tu hai deciso di dedicare a te, senza giudizio, ti terrò per mano e insieme percorreremo la strada verso la scoperta, di cosa? Lo vedremo…”
Insieme abbiamo camminato, incontro dopo incontro.
Abbiamo lavorato sulle sue fragilità, raccontava la sua vita con un’aria di arrendevolezza, arrivava forte la sua mancanza di fiducia verso se stessa, talvolta alzava i toni e usciva la rabbia – verso se stessa! - l’impressione è stata che sentisse che se avesse raccontato ad alta voce tutte le sue fatiche, di sarebbe in qualche modo alleggerita.
Ho accolto.
L’ho invitata a respirare con me, ci siamo radicate, abbiamo fatto spazio; lo abbiamo fatto insieme, sì! Perché, che io ci fossi per lei era chiaro, ma era altrettanto importante che anche io rimanessi lucida e centrata, che non empatizzassi troppo, a tal punto da confluire e magari non esserle di aiuto.
Perché come counselor ho anche la responsabilità di rendermi conto di quanto le parole della cliente facciano male anche me, ero consapevole del fatto che i suoi racconti mi risuonassero, avevo provato in passato e provavo le stesse emozioni e quindi il rischio di poterle stare accanto nella maniera sbagliata era alto , entrando entrambe nella situazione di “piangerci addosso”…
Quindi abbiamo di nuovo respirato insieme…
Il risuonare di cui parlavo prima mi ha fatto comprendere che uno strumento utile potesse essere l’esplorazione del suo modo di stare al mondo, attraverso l’Enneagramma.
Ottima scelta! Questo lavoro l’ha aiutata a vedersi con occhi nuovi.
Ha riconosciuto che la sua emozione prevalente fosse sempre stata la tristezza, l’ha accolta senza giudizio, senza combatterla.
Ha osservato che la mancanza — di riconoscimento, di affetto, di valore — aveva colorato gran parte della sua vita di toni scuri.
Ma ha iniziato anche a vedere le sue risorse, la capacità di vivere le relazioni con empatia, i complimenti mai ascoltati, le qualità che altri avevano riconosciuto in lei e che lei aveva silenziato.
Un passo alla volta ha iniziato a trasformarsi, a colorare la vita.
Ha imparato a rispettarsi, a tirare fuori la voce quando alcune situazioni professionali non la facevano star bene, ha ritrovato fiducia in se stessa e ha riscritto il suo CV, tempo qualche mese ha cambiato lavoro e ha ripreso a relazionarsi con più leggerezza con le persone a lei più care.

Ecco cosa significa per me essere una Counselor: amo accompagnare le persone nei loro viaggi difficili, andando alla scoperta della propria essenza, amo aiutarle a vedere le proprie risorse, a fare amicizia (o pace? 😊 ) con le emozioni, a riscoprire il proprio valore, abbassando il volume del giudice interiore e lasciando che la vera e autentica essenza torni a fiorire.
Tornando al tema social, non sono una professionista dei social.
Ho imparato a starci a modo mio, forse in maniera un po’ goffa, un po’ da boomer, ma ci sto.
Sto imparando, sto provando, non mi interessa diventarne padrona, ma solo diffondere messaggi di come posso aiutare le persone a vivere una qualità di vita migliore.
Mi racconto anche in quel mondo, pur sapendo che il mio vero luogo sono le stanze del confronto, i dialoghi sinceri, gli sguardi che si riconoscono.
Se leggendo ti sei riconosciuta, se senti che anche tu stai cercando la tua voce, se hai voglia di cominciare a raccontarti in uno spazio sicuro e senza giudizio, scrivimi.
È da una conversazione che può nascere il cambiamento, e io sono qui per cominciare, insieme.
E tu, senti il bisogno di rifiorire? 🌿
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