Scopri come il counseling e la consapevolezza corporea possono riportare benessere e presenza nella vita lavorativa.

C’è una scena che si ripete più o meno ogni giorno: sei davanti al PC, in call, magari ad ascoltare qualcosa che non capisci, non comprendi nemmeno perchè ti abbiano incluso e ti stiano bloccando per una serie di minuti infiniti….
E intanto… inizi a muoverti per il disagio, la schiena la senti rigida, le spalle salgono come se volessero raggiungere le orecchie, ti accorgi che non respiri da un po’, che stringi i denti, e che il tuo piede batte nervosamente sotto la scrivania come un metronomo impazzito.
Il tuo corpo è lì e ti sta parlando, ma quando lavori, non lo ascolti e non sei l’unico! troppo spesso nessuno si accorge dei segnali evidenti che il corpo invia.
Siamo risorse umane
Si parla tanto di benessere, ma sempre più spesso si costruiscono ambienti di lavoro che premiano chi si scollega dal corpo, chi non sente la stanchezza, chi tira avanti, chi “fa” anche quando dentro (e fuori) tutto urla “fermati”.
E allora via di performance, produttività, turni, multitasking… mentre il corpo, che nel frattempo vive e registra tutto, viene trattato come un optional: bello da vestire in modo professionale, comodo per tenere in mano il mouse, utile per arrivare puntuali, ma nulla di più.
Solo che il corpo non ci sta.
Il corpo è la prima antenna del nostro sentire. È quello che ci avvisa quando qualcosa non va, è lo specchio di emozioni che non trovano parole, il luogo dove tutto accade prima ancora di riuscire a comprenderlo razionalmente.
Ansia, tristezza, rabbia, paura, frustrazione: come si esprimono se non le ascoltiamo, se non le legittimiamo?
Si raccontano da sole attraverso cervicale infiammata, stomaco chiuso, respiro corto, gambe rigide e dolenti: è fisiologico.
Eppure, durante le ore passate a lavorare tutto ciò viene visto come un fastidio da gestire, non come un segnale da accogliere.
Quanto sarebbe rivoluzionario iniziare a chiederci: come sto nel mio corpo, oggi, mentre lavoro?

Non solo: come stanno i miei colleghi? Cosa dice il loro corpo? E se il nostro team fosse anche un corpo collettivo, che respira, si muove, si blocca, si sblocca?
Quali emozioni prevalgono nel gruppo, cosa possiamo farcene per stare meglio?
Nel mio lavoro di counselor – e anche nella mia esperienza da HR – vedo ogni giorno quanto siamo stanchi, scollegati, “di testa” talvolta anche “di pancia”.
Portare il corpo nel lavoro non è debolezza, è ritorno alla realtà, è la possibilità di essere più presenti, più autentici, più capaci di relazionarci.
Attraverso il counseling, ma anche con pratiche semplici come la mindfulness o la bioenergetica, possiamo:
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dare voce ai segnali corporei prima che diventino sintomi
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legittimare le emozioni che si presentano anche quando non c’è tempo per provarle
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rieducare il corpo al respiro, al movimento, allo “stare”
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creare spazi (anche brevi!) in cui non si chiede di essere produttivi, ma semplicemente presenti
“Il corpo è il luogo in cui le emozioni prendono casa.” [Alexander Lowen]
Lowen, padre della bioenergetica, ci ricorda una cosa essenziale: ogni emozione vissuta – o non vissuta – trova spazio nel nostro corpo, purtroppo non sempre le lasciamo fluire, spesso le ignoriamo, finché non diventano tensione, dolore, malessere. Ascoltare il corpo, anche nel contesto lavorativo, non è un lusso da privilegiati: è una scelta di responsabilità verso noi stessi.
Lo so, il lavoro è fatto anche di scadenze, responsabilità, ruoli, ma non per questo deve essere una terra di corpi silenziati.
Il corpo non è un peso da trascinare fino al venerdì, è il nostro primo alleato per stare bene e, sì, anche per lavorare meglio.
Ma per farlo… dobbiamo smettere di trattarlo come una valigetta: utile finché serve, ma da parcheggiare appena possibile.
Il corpo non è un optional. È il punto di partenza.
💡 Suggerimento di movimento – "Molleggiamento bioenergetico"
⚡ Mini pratica da fare anche in ufficio – 2 minuti in piedi, magari chiuso in bagno, se ti vergogni! 🫣
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Piedi ben ancorati a terra divaricati all’altezza delle anche, pancia e glutei rilasciati , ginocchia leggermente flesse.
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Inizia a molleggiare dolcemente sulle ginocchia, come se fossi una molla, non staccare i piedi da terra.
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Lascia che anche le braccia oscillino, morbide, come se fossero rami al vento.
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Respira liberamente, immagina che ogni respiro faccia vibrare qualcosa che era fermo.
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Dopo 1-2 minuti, fermati, chiudi gli occhi e ascolta: come ti senti ora?
(Se hai un collega curioso, fatelo insieme. Se ti guardano strano… che guardino. Tu intanto, respira 😋)
🌿 Che cosa ti sta dicendo il tuo corpo, in questo momento preciso, mentre leggi queste righe? E quante volte, sul lavoro, gli hai davvero dato ascolto?
Se vuoi scoprire qualcosa di più sulla Bioenergetica, scrivimi!
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