La fatica di stare in relazione: tra invisibilità e giudizio

Pubblicato il 8 maggio 2025 alle ore 15:34

Relazioni, fatica e identità: cosa accade quando smettiamo di cercare approvazione e iniziamo a guardarci dentro?

Sentirsi viste, ascoltate, riconosciute: è davvero troppo? Un viaggio nelle relazioni, nel bisogno di approvazione e nella scoperta di sé.

 

Hai mai parlato a qualcuno e sentito che... non c’era? Non con il corpo, ma con la testa, con il cuore, con l’anima?

Succede spesso, molto più spesso di quanto pensiamo.
Stai parlando, dici cose per te importanti, magari finalmente hai il coraggio di aprirti e… dall’altra parte... il nulla cosmico!
Il tuo interlocutore ha lo sguardo perso altrove, le parole che hai scelto con cura scivolano via, lo smartphone tra le mani alla ricerca di chissà cosa, oppure, peggio ancora: ti dà una risposta che suona come un giudizio universale!

Ed ecco che, piano piano, ti chiudi, ti irrigidisci e ti allontani: ma quanto dobbiamo sforzarci per comunicare, ascoltare e stare in un rapporto a due, o ancor più difficile, in gruppo?

In questi giorni mi è capitato — in due incontri distinti — di ritrovare questo tema: due percorsi appena iniziati, due donne, due vite diverse, età e contesti lontani, eppure una risonanza comune: la fatica di stare in relazione.

Non solo con gli altri, ma anche con se stesse.

 

Un tema che mi è stato caro, per tanto tempo e di fatto talvolta ancora fa capolino: cosa vuol dire essere viste, ascoltate, comprese?
Sembra una richiesta esagerata? Per alcuni forse sì, ma in fondo è un desiderio antico, che ci portiamo dietro da sempre.

Da bambini cerchiamo l’approvazione degli adulti, da adolescenti quella dei pari, da adulti... eh, da adulti dovremmo aver capito che il riconoscimento esterno non basta.
Ma quante volte, ancora oggi, aspettiamo che qualcuno ci dica: “Ti vedo. Ti ascolto. Hai valore”? e quante volte se questi riconoscimenti non arrivano siamo cintura nera nel puntare il dito verso l’altro!?! “certo, è colpa sua, è limitato!"

Spesso restiamo impigliate in relazioni che non ci nutrono, o in dinamiche nelle quali ci sentiamo “troppo” o “non abbastanza”.
E lì, se non stiamo attente, rischiamo di credere che il problema siamo noi: dovremmo essere più morbide? o più dure? o più brave?…. o più silenziose…

 

C'è chi affronta le relazioni con l’armatura del controllo: tutto in ordine, niente sbagli. E c’è chi si perde nell’attesa di un riconoscimento che non arriva: fa tanto, dà tanto, ma resta col fiato sospeso...
Due modalità diverse, stesso sottofondo: il bisogno di essere viste.

E se iniziassimo a vivere come se il nostro valore non dipendesse più dallo sguardo dell’altro?

 

Sentirsi viste, ascoltate, riconosciute: è davvero troppo? Un viaggio nelle relazioni, nel bisogno di approvazione e nella scoperta di sé.

A queste clienti ho proposto la mappa che mi accompagna da anni: l’Enneagramma prima e oggi il BioEnneagramma®.

Non perché come Hermione Granger, con la bacchetta magica, possa risolvere tutti i problemi (magari! 😋), ma perché aiuta a capire da dove partiamo, che risorse abbiamo, e dove ci incastriamo.

Ognuno di noi ha un’energia, un modo di stare nel mondo, chi è orientato al dovere, chi al successo, chi è portato per le relazioni, chi ha bisogno di libertà.

Ma sotto sotto, tutti abbiamo un qualche tema caldo:
👉 Cosa mi accade quando non vengo riconosciuta?
👉 Come reagisco quando non mi ascoltano?
👉 Chi sono se smetto di cercare approvazione?
👉 Quali sono le emozioni che emergono quando non mi sento compresa?
👉 Come mi comporto quando una situazione non mi è chiara?

Acquerello di Dora Cioppa (2020)

 

Non è questione di essere sbagliate o che siano sbagliati gli altri, ma di consapevolezza.

Spesso ci arrabbiamo con chi non ci ascolta, con chi non ci valorizza.
E certo, la rabbia ha senso, è legittima, ma se restiamo ferme lì, rischiamo di dare all’altro il potere di definire il nostro valore, allora forse il punto non è solo “come farsi ascoltare”, ma come iniziare ad ascoltarci.

A sentire cosa vogliamo davvero: impariamo a riconoscere le nostre fatiche senza giudizio, ma anche i nostri talenti, impariamo a dire noi per prime: “Ehi, mi vedo, mi riconosco, ho un valore!”

Impariamo a comunicare con l’altro, diverso da noi, utilizzando un linguaggio condiviso e comprensibile da entrambe le Parti.

 

✨ Oggi fermati 2 minuti. Guardati allo specchio e chiediti: cosa sto cercando fuori che potrei iniziare a darmi da sola?

 

🌿 Hai mai avuto la sensazione che qualcuno ti stesse guardando… ma non vedendo davvero?

 

Ti risuona qualcosa? Ti va di raccontarmelo? Scrivimi, ti leggo volentieri.

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